Siroe re di Persia, Napoli, Vocola, 1727

 SIROE RE DI PERSIA
 
 
    Drama per musica di Artino Corasio, pastore arcade, da rappresentarsi nel teatro di San Bartolomeo, nel carnevale dell’anno 1727, dedicato all’eminentissimo e reverendissimo signor cardinale Michele Federico d’Althann, viceré, luogotenente e capitan generale in questo regno, eccetera.
    In Napoli, per Angelo Vocola, MDCCXXVII.
    Si dispenzano nella sua libraria a Fontana Medina.
 
 Eminentissimo principe,
    son così preziosi i momenti che l’eminenza vostra concede alla publica quiete che io non ardirei defraudarne la mia patria in qualsivoglia picciola parte, ove il costume non giustificasse la mia temerità. Pure nel presentarvi questo drama non si distingue poco il mio profondo rispetto, non già per l’omaggio dovutovi ma bensì per la violenza ch’io faccio a me stesso trascurando a bello studio l’opportunità di celebrarvi, per non istancare la vostra generosa modestia, col tanto a voi rincrescevol suono delle proprie giustissime lodi. Fortunata rassegnazione, se basterà a procurarmi dall’eminenza vostra la continuazione di quel clementissimo patrocinio, onde mi vien permessa la gloria di sottoscrivermi di vostra eminenza umilissimo, devotissimo ed obbligatissimo servo.
 
    Angelo Carasale
 
 
 ARGOMENTO
 
    Cosroe II re di Persia trasportato da soverchia tenerezza per Medarse suo minor figliuolo, giovane di fallaci costumi, volle associarlo alla corona defraudandone ingiustamente Siroe suo primogenito principe valoroso ed intolerante, il quale fu vendicato di questo torto dal popolo e dalle squadre che infinitamente l’amavano e si sollevarono a suo favore.
    Cosroe nel dilatar con l’armi i confini del dominio persiano, si era tanto inoltrato con le sue conquiste verso l’Oriente che avea tolto ad Asbite re di Cambaia il regno e la vita. Né dalla licenza de’ vincitori avea potuto salvarsi alcuno della regia famiglia, fuori che la principessa Emira figlia del sudetto Asbite, la quale, dopo aver lungamente peregrinato, persuasa alfine non meno dall’amore, che avea già concepito antecedentemente per Siroe, che dal desiderio di vendicar la morte del proprio padre, si ridusse nella corte di Cosroe in abito virile col nome d’Idaspe, dove dissimulando sempre l’odio suo, incognita a ciascuno, fuori che a Siroe, ed introdotta da lui medesimo, seppe tanto avvanzarsi nella grazia di Cosroe che divenne il di lui più amato confidente. Sopra questi fondamenti tratti in parte dagli scrittori della storia bizantina ed in parte verisimilmente ideati si ravvolgono gli avvenimenti del drama.
    Le parole numi, fato, eccetera non hanno cosa alcuna di comune cogl’interni sentimenti dell’autore che si professa vero cattolico.
    La scena è nella città di Seleucia.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: gran tempio dedicato al Sole con ara e simulacro del medesimo; camera interna di Cosroe negli appartamenti reali con tavolino e sedia.
    Nell’atto secondo: parco reale; appartamenti terreni corrispondenti a’ giardini con sedie.
    Nell’atto terzo: cortile; luogo angusto e racchiuso nel castello destinato per carcere a Siroe; gran piazza di Seleucia con veduta del palazzo reale e con apparato magnifico ordinato per la coronazione di Medarse che poi serve per quella di Siroe.
    Ingegniere delle scene il signor Pietro Orte, allievo de’ signori Bibiena.
 
 
 INTERLOCUTORI
 
 COSROE re di Persia, amante di Laodice
 (il signor Gaetano Berenstadt, virtuoso di sua maestà il re di Polonia ed elettor di Sassonia)
 SIROE primogenito del medesimo e amante di Emira
 (il signor Carlo Scalzi)
 MEDARSE secondogenito di Cosroe
 (il signor Filippo Giorgi)
 EMIRA principessa di Cambaia in abito da uomo sotto nome d’Idaspe amante di Siroe
 (la signora Marianna Benti Bulgarelli detta la Romanina, virtuosa di camera di sua altezza serenissima la signora principessa di Modona)
 LAODICE amante di Siroe e sorella di Arasse
 (la signora Maddalena Salvai, virtuosa di sua maestà il re Augusto di Polonia, elettor di Sassonia)
 ARASSE generale dell’armi persiane ed amico di Siroe
 (la signora Antonia Pellizzari)
 
    La musica è del signor Domenico Sarro, vicemaestro della Real Cappella di Napoli.